In questi giorni nei quali il corona virus ci costringe a casa, sistemando giornali e riviste accatastate, è saltato fuori un calendario del 2020 stampato a Viterbo, in parte dedicato alle chiese sconsacrate della città.
Scorrendolo, ho notato con meraviglia la foto della facciata di S. Maria Nuova con la didascalia “Chiesa di S. Tommaso”. Evidente errore, in quanto la chiesa di Santa Maria Nuova non solo non è sconsacrata ma è anche sede parrocchiale.
Pur non essendo viterbese, non è la prima volta che constato come la storia di Viterbo venga trattata talvolta con una certa approssimazione, cosa che nel tempo ingenera confusione e distorsioni.
Tornando alla facciata di S. Maria Nuova scambiata per quella di S. Tommaso presumo che l’equivoco sia scaturito dal fatto che a Viterbo tre santi che portano lo stesso nome (Tommaso) hanno lasciato una impronta significativa nella storia della città. Vorrei ricordarli molto brevemente.
Innanzitutto S. Tommaso Apostolo, per capirci, quello che dopo la risurrezione di Gesù vuole mettere il dito nei fori dei chiodi e la mano nella ferita del costato del Risorto. A lui fu dedicata già nel 1093 la chiesa il cui ingresso si può vedere ancora oggi in Largo del Ginnasio, alla quale venne affiancato in seguito il portico e l’edificio sovrastante. Questa chiesa è detta anche “della Morte” in quanto nel 1574 divenne sede della Confraternita della Morte fino a quando, nel 1870 fu incamerata dallo Stato e sconsacrata.
L’altro Tommaso che dobbiamo ricordare è S.Tommaso d’Aquino, teologo domenicano e Dottore della Chiesa (1225-1274), che durante la sua permanenza nel convento di S. Maria in Gradi, predicò la pace tra viterbesi e orvietani dall’elegante pulpito che si erge sul lato sinistro della facciata di S. Maria Nuova e sul quale è scolpita la scritta “Divus Thomas Aquinatis – Anno Domini 1266”. Sono molte le testimonianze che lo danno presente a Viterbo negli anni 1265-1266.
Infine S. Tommaso da Canterbury (Thomas Becket) martire della fede, assassinato mentre si recava a celebrare la Messa nella sua cattedrale il 29 Dicembre 1170, la cui devozione si diffuse nella Tuscia già nei primi decenni successivi alla sua morte.
In quella che ancora oggi è Via San Tommaso, nel quartiere medievale di S. Pellegrino, sorgeva fin dal 1236 un piccolo ospedale detto “di San Pellegrino”. Nel 1320 questo piccolo ostello venne rilevato dalla Confraternita di S. Maria dei Latini e degli Inglesi che lo dedicò a S. Tommaso di Canterbury, riservandolo all’accoglienza dei pellegrini d’oltralpe e per questo detto “Ospedale degli Inglesi”. Sull’architrave di quello che era l’ingresso si possono ancora leggere le lettere A e O framezzate dalla figura del quartarolo, simbolo della Corporazione dei Tavernieri che lo presero in gestione nei primi anni del 1400, alla quale nel 1475 si affiancò anche l’Arte degli Osti. Questi tennero l’ospedale, chiamato popolarmente “del boccaletto” fino al 1514 anno in cui si fuse con l’ospedale di San Sisto.
Don Mario Brizi
Viterbo 22.04.2020